Articolo pubblicato su RTS e tradotto dal francese all'italiano
Battaglia per il fotovoltaico nelle Alpi
Il progetto dell'impianto solare previsto a Grengiols, nell'Alto Vallese.
Grengiols-Solar
Grandi impianti solari: sì ma...
I vallesani dicono di no
Domenica, la popolazione vallesana ha respinto con il 54% un decreto per accelerare le procedure di autorizzazione per i grandi progetti di energia solare nelle Alpi. Il decreto, entrato in vigore lo scorso febbraio, è quindi abrogato con effetto immediato. I progetti fotovoltaici alpini già annunciati nel Cantone potranno essere portati avanti, ma seguendo una procedura standard.
Va notato che il voto ha rivelato un'ampia frattura tra gli elettori di lingua francese (oltre il 61% di no) e quelli di lingua tedesca (quasi il 68% di sì).
Il decreto doveva servire come base di attuazione cantonale della Legge federale sull'energia, modificata un anno fa con urgenza. Denominato Solar Express, prevede di aumentare rapidamente la produzione di energia elettrica durante l'inverno per evitare una carenza di energia.
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Un potenziale ancora teorico
Attualmente la Svizzera ricava il 6% dell'elettricità dal sole. Gli studi dimostrano che l'installazione di pannelli solari sulle Alpi svizzere potrebbe generare almeno 16 terawattora (TWh) di elettricità all'anno, quasi la metà dell'energia solare che le autorità sperano di produrre annualmente entro il 2050. Queste cifre devono però essere considerate con cautela, poiché si basano su progetti i cui contorni non sono sempre precisi e su rendimenti ipotetici.
Esistono già diversi progetti di "parchi fotovoltaici" sostenuti da Comuni e aziende elettriche, otto solo nel Canton Vallese. Alcuni hanno già ottenuto il sostegno della popolazione locale. Per il momento, tuttavia, poche grandi installazioni di questo tipo hanno visto la luce, rallentate o bloccate dall'opposizione, spesso da parte dei difensori del paesaggio. In Vallese, ONG e Verdi - sostenuti dall'UDC del Vallese romando - avevano lanciato il referendum contro il decreto respinto domenica. Criticano l'impatto di queste centrali solari sul paesaggio e sulla biodiversità e denunciano il sacrificio di centinaia di ettari di pascoli alpini.
Lo spettro della penuria
Il problema è che non si può aspettare. In seguito all'adozione della legge sul clima, i trasporti, il riscaldamento e l'industria dovranno essere elettrificati entro il 2050. Secondo l'Associazione delle aziende elettriche svizzere (AES), poiché le centrali nucleari dovranno essere smantellate nello stesso periodo, ciò potrebbe comportare un deficit di elettricità fino a 37 TWh, pari alla produzione idroelettrica della Svizzera. È chiaro che l'efficienza energetica deve essere migliorata e che la Svizzera deve produrre più energia, soprattutto in inverno.
Quali compromessi?
Gli ambientalisti che si oppongono a questo tipo di progetto affermano di non essere contrari a un'offensiva solare, che considerano "necessaria", ma che non deve andare a scapito della natura selvaggia delle Alpi.
Gli ambientalisti vogliono concentrarsi sui progetti che riguardano le strutture esistenti, come i muri delle dighe, i paravalanghe, i bacini di accumulazione, gli impianti di risalita e le infrastrutture stradali. A loro avviso, questi siti rappresentano "un potenziale gigantesco che è ancora largamente sottosfruttato".