Quale medicina contro l'esplosione dei costi?

L'aumento delle spese legate alla salute preoccupa molti svizzeri

La preoccupazione per l'aumento dei costi della salute è stata evidente anche nel dibattito di "dialogo" della scorsa settimana, sulla felicità in Svizzera. L'utente Martin Zürcher scrive, ad esempio, che in Svizzera ci sono molte possibilità per ottimizzare la felicità e le spese. Come esempi ha citato, tra gli altri, la scelta tra telemedicina o medico di famiglia e la scelta della franchigia. L'utente Claus-Jürgen Hartmann vede le cose in modo diverso. Per lui la felicità in Svizzera è un'illusione, come spiega. Alla fine scrive: "Non voglio dire altro sul sistema sanitario che vige qui. Ma non ho mai incontrato così tante persone malate e con problemi di salute come qui in Svizzera".

I costi della sanità incidono sulla felicità in Svizzera? Sulla pagina Linkedin di SRF, l'utente Heidi Kübler, infermiera diplomata, ha commentato che anche lei è molto preoccupata per l'esplosione dei costi della salute. Secondo lei, regolatori e amministrazione sono il vero problema. Imporrebbero sempre più disposizioni, mentre la qualità delle cure continuerebbe a diminuire.

In questi giorni, le compagnie di assicurazione sanitaria hanno annunciato di aspettarsi una "mazzata sui premi" dell'8-9% per il prossimo anno. I premi di oggi non coprirebbero più le spese per i farmaci, le cure ospedaliere e le visite mediche. Un'evoluzione che prosegue da anni. Come scrive l'Ufficio federale di statistica, nel 2001 l'assistenza sanitaria costava 523 franchi al mese per abitante. Nel 2011 era già di 673 franchi e nel 2021 di ben 827 franchi pro capite e al mese.

Secondo il grande sondaggio della SSR, condotto da gfs.bern, una delle preoccupazioni maggiori dei cittadini è l'aumento dei costi sanitari. L'84% degli oltre 50'000 intervistati ha dichiarato che questo problema li preoccupa molto.  

I costi delle assicurazioni sanitarie sono diventati uno dei temi principali della campagna elettorale. I partiti hanno sul tavolo un'ampia gamma di soluzioni: dall'abolizione dell'assicurazione sanitaria obbligatoria un limite legato al reddito disponibile. Anche l'ex consigliera federale Ruth Dreifuss (SP), sotto la quale è entrata in vigore la legge federale sull'assicurazione malattia nel 1994, è intervenuta in maniera critica nel dibattito

La prevista "mazzata dei premi" crea scontento su tutti i fronti, ma no si è ancora trovata la giusta medicina.

Casse malati, aumento dei premi di almeno l'8%

Prevista una nuova forte crescita per il 2024. Alain Berset vuole però evitare un aumento così massiccio all'ultimo minuto

Simone Fassora

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"Sì, è davvero tanto", afferma Verena Nold, direttrice di Santésuisse alla "Samstagsrundschau" di SRF. Ma un aumento dell'8-9% è necessario per coprire i costi, sottolinea. I premi non coprirebbero più le spese per i farmaci, le cure ospedaliere, le visite mediche, ecc. Quest'anno, in particolare, i costi sono aumentati in modo massiccio e superiore alla media.

Un aumento dell'8-9% per una famiglia di quattro persone in Svizzera significherebbe in media una spesa aggiuntiva di mille franchi all'anno. Secondo Nold, non c'è più margine di manovra nelle riserve delle casse malati: queste sarebbero sufficienti a coprire tutte le spese solo per due mesi e mezzo. Senza un aumento dei premi non c'è soluzione: "Se non risolviamo il problema adesso, lo ritroveremo l'anno prossimo".

L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), diretto da Alain Berset, non però ha ancora approvato l'aumento dei premi. A circa quattro settimane dalla decisione finale, dietro le quinte è in corso un braccio di ferro tra le autorità e le casse malati: "L'UFSP ci ha chiesto di fare calcoli più rigorosi", spiega Nold, secondo la quale non c'è però più margine di manovra. Spera che Berset non riduca artificialmente i premi.

Nella lotta contro l'aumento dei costi, le casse malati guardano ora ai pazienti che possono scegliere liberamente il proprio medico. In futuro, il modello del medico di famiglia o della telemedicina dovrebbe diventare lo standard, secondo gli assicuratori. Si tratta di modelli in cui gli assicurati devono sempre rivolgersi al proprio medico di base o consultare un numero verde. Secondo la proposta di Santésuisse, in futuro la libera scelta del medico dovrà essere esplicitamente pagata. Più di due milioni di persone sono ancora assicurate con la libera scelta del medico. "Potrebbero continuare a scegliere liberamente in futuro, ma devono semplicemente sapere che questo ha un prezzo", afferma Nold.

Sanità: seduce l'idea di una cassa malati unica

L'ipotesi è approvata dal 79% degli interpellati in un sondaggio effettuato nei giorni scorsi

Un'ampia quota della popolazione sarebbe favorevole ad una cassa malati unica. È quanto emerge da un sondaggio effettuato dal portale online Watson, fra il 29 agosto e il 1° settembre, presso quasi 9'200 persone nella Svizzera tedesca e in Romandia.

All'ipotesi si mostra infatti favorevole il 79% degli interpellati; anche fra coloro che sono vicini agli schieramenti di centrodestra. Un dato agli antipodi, rispetto a quanto sul tema emerse in passato dalle urne: l'idea di una cassa unica venne infatti respinta dal 71,2% dei votanti nel 2007 e dal 61,9% nel 2014.

La maggioranza delle persone intervistate guarda poi con favore sia all'ipotesi di rendere i premi proporzionati al reddito (63%), sia all'introduzione di un tetto massimo per i premi pari al 10% del reddito di un'economia domestica (69%): va in quest'ultima direzione l'iniziativa del PS che potrebbe essere sottoposta al popolo nella primavera del 2024.

Lo stesso sondaggio, infine, mostra che il 77% degli interpellati chiede il mantenimento dell'obbligatorietà per l'assicurazione malattia.

28.08.2023: Cassa malati, come combattere l'aumento dei premi 

Piace la cassa malati unica

Costi della salute: il sistema è rotto?

"La politica sembra aver rinunciato a occuparsi della sanità"

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Il direttore del Groupe Mutuel, Thomas Boyer, ritiene che il Parlamento non stia facendo abbastanza per limitare il costante aumento dei costi della salute

Il 31 maggio il Consiglio nazionale ha discusso della spesa sanitaria, concentrandosi in particolare sul Tarmed, il tariffario dei servizi medici negli studi medici e negli ospedali.

Ma mentre i costi della salute sono già aumentati di oltre il 7% nei primi mesi del 2023, secondo Santésuisse, organizzazione mantello delle casse malati, il mondo politico sembra essere disorientato.

Persino il presidente della Confederazione, Alain Berset, si è mostrato perplesso alla fine di maggio in un intervento al telegiornale di RTS. "Con il Consiglio federale, abbiamo fatto tutto il possibile per gestire i nostri affari. Abbiamo bisogno di un forte sostegno da parte del Parlamento per far passare i piani per un migliore controllo dei costi, e questo non è molto semplice".

In Parlamento, le riforme o vengono accantonate, come nel caso dei prezzi di riferimento per i farmaci generici, o vengono fatte passare in una versione annacquata. Esempio il 30 maggio 2023 al Consiglio degli Stati con la riduzione dell'onere dei premi delle casse malati. I senatori hanno inizialmente respinto il testo prima di adottarlo definitivamente. Josef Dittli (consigliere agli Stati PLR/UR), ha ammesso che ha prevalso il timore di vedere passare in votazione popolare l'iniziativa del PS che mira a limitare al 10% del reddito i premi. "Dobbiamo accettare questo controprogetto e non giocare alla roulette russa. Questo potrebbe portare a un sì all'iniziativa, e allora sarebbe una catastrofe".

Thomas Boyer, direttore dell'assicurazione Groupe Mutuel, ritiene che il Parlamento non stia facendo abbastanza per risolvere il problema. "Nel complesso, ho l'impressione che i politici abbiano rinunciato a occuparsi della sanità. Dei nove temi sanitari in agenda per la sessione estiva di maggio, sei riguardano il finanziamento e la trasparenza, due mirano ad aumentare il catalogo dei servizi e solo uno riguarda il controllo dei costi", ha sottolineato.

Pur essendo ben consapevole dell'importanza di affrontare la questione dei finanziamenti, che grava pesantemente sui bilanci delle famiglie, insiste sulla necessità di affrontare il problema alla radice. "Dobbiamo quindi affrontare i costi. E non credo che il Parlamento si stia muovendo abbastanza velocemente, visto il ritmo di crescita dei costi".

Il capo del Groupe Mutuel "concorda" con Alain Berset sulla "paralisi del Parlamento causata dalle lobby". "Oggi la principale lobby in Parlamento sono i Cantoni", afferma.

"In ogni caso, si trovano in una posizione che sa di conflitto di interessi: sono proprietari di ospedali, quindi hanno interesse a garantirne la redditività. Ma allo stesso tempo definiscono le tariffe che saranno rimborsate sulle fatture. Gli ospedali stanno frenando su una serie di questioni. Hanno annacquato il progetto sul finanziamento dei premi, e il finanziamento dei servizi ambulatoriali si trascina in Parlamento da 13 anni perché i Cantoni non vogliono pagare parte del conto".

Infine, il direttore insiste: "Dobbiamo affrontare il problema dell'aumento dei costi sanitari. È una vera emergenza".

"La politica abbandona i temi sulla sanità"

Le proposte dei partiti per frenare i premi delle casse malati

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In vista delle elezioni federali svizzere, e a pochi giorni dall'annuncio dell'aumento dei premi, si moltiplicano le proposte di riforma o addirittura di completo smantellamento del sistema sanitario svizzero. Ecco una selezione delle idee proposte dai vari partiti.

Per ridurre i costi, lo scorso maggio il PLR ha proposto di limitare le prestazioni dell'assicurazione sanitaria. Il partito parla di un'assicurazione "low cost". L'idea è di sostituire l'attuale sistema a premio fisso, che dà diritto agli assicurati di "consumare tutto", con un menu "à la carte".

Si discute anche di una riduzione delle tariffe mediche, con la sostituzione di Tarmed con Tardoc.

La sinistra, da parte sua, ha rimesso sul tavolo il suo piano per una cassa malati pubblica. Un progetto che era già stato respinto due volte dal popolo. Infine, c'è l'iniziativa popolare del Centro per un freno ai costi. Quest'ultimo prevede che il Consiglio federale, il Parlamento e i Cantoni intervengano quando i costi sanitari aumentano troppo rispetto alla crescita dei salari.

Altre proposte mirano a distribuire in modo diverso i costi della salute, con l'obiettivo costante di ridurre i premi per gli assicurati. L'Unione sindacale svizzera chiede un aumento delle sovvenzioni cantonali. La Fédération romande des consommateurs chiede il congelamento dei premi delle assicurazioni sanitarie.

C'è poi l'iniziativa del Partito Socialista, che chiede che nessun assicurato debba pagare più del 10% del proprio reddito disponibile per i premi di cassa malati.

L'ultima proposta proviene dall'UDC. La consigliera di Stato zurighese Nathalie Rickli propone di abolire l'assicurazione obbligatoria. Una proposta shock che mette in discussione uno dei principi fondamentali della legge sull'assicurazione malattie. Nel 1995, il maggior partito svizzero si era già opposto alla Legge federale sull'assicurazione malattie (LAMal).

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Le proposte dei partiti per frenare i premi

Costi della sanità, misure destinate a far discutere

Una commissione del Nazionale chiede che le casse malati possano accedere ai dati medici degli assicurati per consigliare cure personalizzate e meno costose

Come frenare l'aumento dei costi della sanità? Dal Parlamento arriva una serie di nuove proposte destinate a far discutere. L'ultima vuole che in futuro le casse malati possano utilizzare i dati dei loro assicurati per contattarli direttamente e consigliare loro modelli di cure personalizzati e meno cari. Il punto di partenza di queste proposte è il secondo pacchetto di misure per contenere i costi introdotto dal ministro della sanità Alain Berset, che mira a evitare le prestazioni inutili, accrescere la collaborazione tra le varie professioni, limitare l'accesso diretto agli specialisti, evitare le doppie consultazioni (in pratica che un paziente possa contattare per lo stesso problema più medici senza che vi sia la necessaria coordinazione).

Ma la maggioranza della Commissione della sanità del Consiglio nazionale non vuole andare in questa direzione e propone invece una serie di altre misure. La più controversa prevede di permettere alla casse malati di utilizzare i dati dei loro assicurati per fornire loro informazioni personalizzate su possibili risparmi o su modelli di cure più adatti. Potrebbe essere il caso di un paziente che assume diversi farmaci, non tutti ritenuti adeguati. Per la destra è nell'interesse del paziente far capo all'enorme quantità di dati nelle mani degli assicuratori per ottimizzare le cure, per la sinistra si darebbe invece troppo potere alle casse malati che non sono organizzazioni mediche.

Tra le proposte della Commissione anche l'idea di premi ridotti per chi si impegna e restare con lo stesso assicuratore per più anni, e di rafforzare il ruolo dei farmacisti, permettendo loro di fatturare all'assicurazione di base più prestazioni di consulenza e prevenzione, ma resta da definire esattamente quali e con quali conseguenze sui costi.

Costi della sanità, misure contestate

Gli svizzeri all'estero possono costare caro alla Svizzera. Se si ammalano, spesso si rivolgono al sistema sanitario svizzero. Le cose potrebbero essere fatte in modo diverso, sostiene Elisabeth Schneider-Schneiter, deputata e sostenitrice della quinta svizzera

La popolazione svizzera è messa sotto pressione dall'aumento dei costi della salute. Secondo un sondaggio di Tamedia, questo è il problema che la politica dovrebbe affrontare prioritariamente. Per Elisabeth Schneider-Schneiter, gli svizzeri all'estero devono essere parte della soluzione. 

Tra questi ci sono molti pensionati, che spesso hanno bisogno di cure costose. I pensionati residenti all'estero tornano spesso in Svizzera per esigenze di salute. Soprattutto se è previsto un intervento chirurgico o un trattamento importante.  

"Gli svizzeri all'estero si registrano per un semestre di residenza in Svizzera e si sottopongono a costosi interventi chirurgici", afferma Schneider-Schneiter, "il che rappresenta una vera sfida per il sistema". La deputata del Centro siede anche nel consiglio di amministrazione dell'Organizzazione degli Svizzeri all'estero (OSA).  

Questo tipo di turismo sanitario presenta un problema. I pazienti ricevono servizi pagati dalle assicurazioni sanitarie svizzere, servizi ai quali - a prima vista - non hanno contribuito.

Chi si stabilisce all'estero deve uscire dal sistema sanitario svizzero con i suoi diritti e doveri. Non pagano più i premi di cassa malati, ma perdono il diritto alle cure in Svizzera.

Si dà il caso che ci sia un modo semplice per aggirare questo problema. Se tornano a risiedere in Svizzera, devono iniziare a pagare i contributi per la cassa malati e quindi hanno diritto a ricevere l'intera gamma di cure.

Basta ristabilire la residenza per un periodo minimo in Svizzera per rientrare, senza alcun costo, in uno dei sistemi sanitari più costosi e di qualità del mondo. È tutto legale. La colpa, se c'è, è del sistema stesso.  

Quanto spesso ciò accada è difficile da determinare. Tuttavia, è dimostrato che si tratta di un fenomeno piuttosto comune. La cassa malati KPT, che tradizionalmente gestisce la maggior parte delle richieste di assicurazione degli espatriati svizzeri, non trova grandi differenze nei costi che deve sostenere se i suoi clienti vivono in Paesi costosi come il Giappone o in Paesi dove l'assistenza sanitaria è a buon mercato, come la Tunisia o il Brasile.

Ciò suggerisce che gli svizzeri all'estero, che vivono in un Paese in cui l'assistenza sanitaria non è proprio di prima qualità, tendono a tornare in Svizzera per le cure mediche, come rivelato da SWI swissinfo.ch in un'indagine del 2019.  

Secondo la comunità degli Svizzeri all'estero, il turismo medico è praticato soprattutto in Thailandia e nelle Filippine.

Il problema sembra sorgere solo quando il sistema di assicurazione sanitaria del Paese di residenza è così diverso da incentivare fortemente il turismo medico.

Nei Paesi dell'UE e dell'AELS non è così. La Thailandia, invece, è un caso particolare, perché esercita una forte attrattiva sui pensionati svizzeri, soprattutto uomini. Il basso costo della vita, il clima tropicale e la facile disponibilità di visti sono tutti fattori a suo favore; un'altra attrattiva è la prostituzione diffusa.

Ben 6'000 anziani e pensionati svizzeri vivono in Thailandia. Molti di loro si sono scontrati con un problema imprevisto dopo la pandemia.

Dal dicembre 2022 la residenza in Thailandia richiede una polizza che copra le spese di cura fino a 100'000 dollari (87'539 franchi). Quando il Covid-19 era al suo apice, il sistema sanitario thailandese molto sotto pressione e ora si ritrova con molte fatture non pagate.  

L'assicurazione sanitaria privata disponibile in Thailandia può essere piuttosto costosa per i residenti stranieri di età superiore ai 70 anni. Più il cliente è anziano, più i premi sono alti. Un ottantenne potrebbe arrivare a pagare fino a 40'000 franchi all'anno.  

I pensionati che si recano all'estero perché il loro budget non è in grado di far fronte all'elevato costo della vita in Svizzera tendono a non essere in grado di assorbire questi nuovi costi. Se c'è stata una precedente malattia, è possibile che non sia possibile ottenere l'assicurazione sanitaria.  

In Thailandia, questi pensionati, a corto di soldi, possono scegliere tra continuare a risiedere illegalmente o tornare a casa. Da tempo la comunità svizzera in Thailandia fa pressioni a livello politico per trovare una soluzione.  

Schneider-Schneiter ha affrontato questo tema come deputata al Consiglio nazionale. In un'iniziativa parlamentare ha proposto che gli svizzeri all'estero abbiano la possibilità di mantenere la loro assicurazione sanitaria di base svizzera. Non è certo economico. Rispetto alle assicurazioni private all'estero, però, ha il vantaggio che i premi non aumentano con l'età.

Schneider-Schneiter ritiene che il Governo dovrebbe consentire questa opzione, in quanto trova "spaventoso che un cittadino svizzero abbia pagato per tutta la vita l'assicurazione sanitaria di base e non abbia mai ricevuto le prestazioni" prima di andare in pensione e di recarsi all'estero.

La sua argomentazione può essere quantificata: I pensionati svizzeri in Thailandia alleggeriscono l'onere delle casse malati svizzere di 250 milioni di franchi. Questo calcolo è stato fatto da Josef Schnyder, vicepresidente della Società Svizzera di Bangkok.

Schnyder osserva che i giovani che contribuiscono alle assicurazioni, pagano in realtà l'assistenza sanitaria in anticipo, come una sorta di solidarietà obbligatoria con i contribuenti più anziani. Pagano premi per servizi che non consumeranno, o che consumeranno solo quando saranno vecchi.  

Se una persona emigra prima dei 60 anni - che è proprio il momento in cui si cominciano a sostenere costi sanitari elevati - ha versato tutti i suoi contributi, ma non otterrà nulla in cambio. "Allo stato attuale, sulla base dei dati statistici, l'assicuratore realizza un profitto di quasi 42'500 franchi per assicurato", conclude Schnyder. Se ci sono 6'000 pensionati che vivono in Thailandia, si tratta di 250 milioni di franchi.

Schnyder racconta di svizzeri che per motivi di salute hanno dovuto lasciare la famiglia in Thailandia per tornare in Svizzera a curarsi. Sa di persone che non possono più ottenere un permesso di soggiorno a lungo termine perché non possono esibire la prova dell'assicurazione.

In qualità di membro del Consiglio degli Svizzeri all'estero, Schneider-Schneiter è in stretto contatto con i cittadini in altri Paesi. Tuttavia, la sua iniziativa in Parlamento mira principalmente a ridurre i costi della sanità svizzera. "Se le persone ricevono l'assistenza sanitaria in Thailandia, costerà molto meno", sottolinea.

Schneider-Schneiter è riuscita a convincere i politici di tutti i principali partiti della sua posizione. Già 35 di loro hanno appoggiato la sua iniziativa, compresi alcuni leader di partito. "Tutti si rendono conto che questo significherà una riduzione dell'onere per il sistema sanitario svizzero", afferma la deputata.

Ora attende di vedere come il Governo risponderà alla sua proposta. Inoltre, c'è un'ulteriore argomentazione relativa ai costi: se gli svizzeri anziani in Thailandia devono tornare in Svizzera, è probabile che diventino un peso per il sistema di assistenza sociale.

Pertanto, il loro rientro comporta costi aggiuntivi non solo per il sistema sanitario, ma anche per i contribuenti svizzeri in generale.  

L'obiettivo del postulato firmato da 35 parlamentari è il seguente: per il momento, la loro richiesta è solo quella di un rapporto che mostri come sia possibile offrire agli svizzeri all'estero la possibilità di mantenere l'assicurazione malattie di base svizzera.

Il Governo ha pubblicato la sua posizione in merito. Sottolinea due principi. Il primo è che l'assicurazione malattie si basa sulla residenza. "Di norma, i premi vengono pagati nel Paese in cui si usufruisce dei servizi medici", scrive il Governo. Il secondo principio è il pareggio del bilancio sanitario annuale della Svizzera. "I premi di un anno devono coprire i costi previsti per lo stesso anno", si legge. Secondo il Governo, il risultato di questi principi è che "non esiste un conto sanitario individuale". Nella sua risposta, il Governo fa riferimento all'assicurazione privata come opzione. Tuttavia, non affronta l'osservazione di Schneider-Schneiter secondo cui l'assicurazione privata è "difficile o impossibile" da ottenere.

Schneider-Schneiter è delusa. "Il Governo non ha affrontato i problemi reali", dice. "Si sta perdendo una grande opportunità per una misura semplice che rappresenterebbe un miglioramento significativo e avrebbe un impatto negativo minimo sul sistema sanitario in termini di costi". Nella sua risposta, il Governo fa riferimento a un'interpellanza dal contenuto simile presentata nel 2014. Da allora, nulla è cambiato, si legge. "La relazione richiesta dal postulato non è necessaria al momento attuale".

Un freno al turismo medico

Come funzionano i sistemi sanitari all'estero

Da una cassa malati unica a nessuna assicurazione: le differenze dei sistemi sanitari da un Paese all'altro

Un ricovero in ospedale dopo un infortunio, la regolare visita dal medico di famiglia o i farmaci per il dolore: in Svizzera raramente i costi sono sostenuti direttamente dai cittadini. Gran parte è coperta dalle casse malati.

Negli anni '90, la nuova legge sull'assicurazione malattie prometteva un sistema solidale e costi contenuti. Ma anche questo aspetto ci sono state delle critiche e un cambio di sistema è sempre al centro di discussioni.

Danimarca: nel regno scandinavo, tutti sono sostanzialmente coperti dal sistema di assicurazione sanitaria pubblica danese. Il sistema è altamente centralizzato. Esiste una sola assicurazione gestita dallo Stato. Le prestazioni sono finanziate attraverso l'imposta sul reddito. La Danimarca si sta concentrando in particolare sui cosiddetti super ospedali e sulla digitalizzazione del sistema sanitario. Come nella maggior parte dei Paesi, oltre all’assistenza statale di base è possibile stipulare un’assicurazione sanitaria privata. Quasi la metà della popolazione è assicurata anche privatamente.

Italia: nel nostro vicino a sud, nel 1978 è stato creato un servizio sanitario nazionale. Il sistema è finanziato principalmente attraverso le imposte regionali e le autorità locali sono responsabili dell'organizzazione. Nella maggior parte dei casi, sono disponibili solo studi medici predeterminati. I medici di base, i pediatri e il pronto soccorso sono gratuiti. Per gli specialisti è prevista una franchigia. I lunghi tempi di attesa e le differenze regionali nella qualità dei servizi sono stati ripetutamente criticati.

Germania: Il sistema tedesco è paragonabile alla Svizzera per alcuni aspetti. Esiste un sistema di assicurazione sanitaria pubblica gestito da circa 100 assicuratori. Questi sono organizzati come pubblici e sono in concorrenza tra loro. La maggior parte degli assicurati è libera di scegliere la propria cassa malati. Oltre ai sussidi federali basati su tasse e altre entrate, il sistema è finanziato dai contributi, metà dei quali sono versati dai dipendenti e metà dai datori di lavoro. I contributi dipendono dal reddito (con un limite massimo) e variano secondo l'assicuratore. A differenza della Svizzera, la regione, l'età o un modello assicurativo alternativo di solito non influiscono sui contributi.

Francia: anche il nostro vicino a ovest ha un sistema sanitario basato sull'assicurazione malattia obbligatoria. Tuttavia, esistono diversi regimi di assicurazione per lavoratori dipendenti, agricoltori, lavoratori indipendenti o dipendenti pubblici. Il sistema è finanziato da tasse, contributi sociali e contributi individuali. Questi ultimi dipendono dal reddito (senza limite massimo) e sono stabiliti dallo Stato. Attualmente i contributi sono versati principalmente dai datori di lavoro. In Francia, il medico di base è generalmente il primo punto di contatto.

Stati Uniti/Regno Unito: il sistema sanitario degli Stati Uniti è il più costoso al mondo. Milioni di americani non possono permettersi l'assicurazione sanitaria. Questo è in netto contrasto con il National Health Service (NHS) del Regno Unito. Sebbene abbia anche le sue stranezze, è più popolare tra la popolazione del fish and chips o del re. Nel podcast #SRFglobal (versione breve), l'ex corrispondente SRF dagli Stati Uniti Matthias Kündig e il corrispondente dal Regno Unito Patrick Wülser discutono delle principali differenze tra i sistemi sanitari.

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Paragonatevi con il resto della Svizzera

Riforma dell'assicurazione malattie: il presidente dell'associazione degli assicuratori malattia spera in una decisione da Berna

Konrad Graber è presidente di Curafutura solo da cento giorni. Ma è stato coinvolto nella fondazione dell'associazione fin dall'inizio. L'ex consigliere di Stato lucernese era membro del consiglio di amministrazione della CSS, che insieme a Helsana, Sanitas e KPT si è staccata dall'organizzazione mantello Santésuisse. Un passo necessario e giusto, afferma Graber a posteriori.

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Negli ultimi anni ha contribuito a dare un impulso alla politica sanitaria, secondo Graber. "Penso che sia più facile quando ci sono solo quattro membri. Si possono proporre idee come il finanziamento unificato. Non ci si limita a dire la propria opinione, si possono anche dare degli input. Tardoc era un problema importante in questo campo".

Una cosa però è chiara: che si tratti dell'elaborazione della tariffa medica Tardoc, del finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie o dell'aumento dell'uso dei farmaci generici, alla fine spetta ai politici stabilire la rotta e prendere le decisioni.

Il presidente di Curafutura spera che Alain Berset compia uno sforzo finale su questi dossier nei quattro mesi che gli restano in Consiglio federale. "Se non ci riuscirà, allora avremo praticamente al punto di partenza sulla riforma. Un nuovo consigliere federale deve familiarizzarsi con il dossier. Ci vogliono due o tre anni perché qualcosa sia pronto da mettere in pratica".

La politica decide, ma le casse malati portano idee innovative: questo è il motto di Curafutura. Michael Jordi, segretario generale della Conferenza dei direttori cantonali della sanità, è scettico sul fatto che l'organizzazione sia sempre all'altezza di questa affermazione. "All'inizio c'era un certo entusiasmo. Non più. Finora non ho riscontrato alcun vantaggio dalla concorrenza. Si dice che la concorrenza stimola gli affari, ma qui tende a ostacolarli.".

Le tariffe per gli studi medici e i servizi ambulatoriali ospedalieri, ad esempio, spesso devono essere negoziate due volte. Jordi si rammarica che le casse malati siano divise nelle due associazioni Santésuisse e Curafutura. In questa separazione vede soprattutto svantaggi. "La scissione ha reso la vita più difficile e complicata per tutti gli attori nel settore della sanità: per noi Cantoni, per il Governo federale, per i politici sotto la cupola federale e per i fornitori di cure. Ma anche per gli stessi assicuratori malattia".

Questo perché c'è più burocrazia nelle contrattazioni e più contenziosi a causa della scissione, afferma Jordi. Graber, che ha compiuto 65 anni ma ha assunto da poco la presidenza di Curafutura, vede naturalmente le cose in modo diverso. Crede nella forza innovativa della sua associazione, ma per il momento non vuole una fusione con Santésuisse.

Afferma però, "Ciò che mi sembra fondamentale per la cooperazione è che le persone condividano le opinioni su questioni essenziali. Possiamo ancora migliorare su questo punto. Un vantaggio è che i due presidenti si conoscono bene per via del passato politico, e conto molto su questo aspetto".

Il presidente di Curafutura Konrad Graber e il presidente di Santésuisse Martin Landolt sono entrambi parlamentari e membri del Centro. I due hanno in programma di incontrarsi a novembre per discutere delle grandi questioni che il settore sanitario dovrà affrontare in futuro.

Le assicurazioni passano la palla ai politici

L'ex consigliera federale che introdusse la legge nel 1994 è critica in merito a come è stata gestita dopo quasi 30 anni e alle promesse non mantenute dai cantoni

L'ex consigliera federale Ruth Dreifuss lamenta l'evoluzione della LAMal, introdotta nel 1994 quando era a capo del Dipartimento federale dell'Interno. "Per trent'anni l'abbiamo rimaneggiata e stiamo ancora continuando a farlo", precisa Dreifuss. "Quando abbiamo vinto la votazione, ho detto al mio staff che dovevamo iniziare a rivedere la legge, perché aveva dei difetti che dovevano essere corretti gradualmente", ha dichiarato a Le Matin Dimanche. "Ma il terreno non è mai stato veramente spianato".

"Per trent'anni abbiamo improvvisato e stiamo ancora improvvisando. Si tratta di una serie di tentativi", ha proseguito l'ex ministra ginevrina, che deplora la scarsità dei mezzi a disposizione dello Stato per intervenire. "Non c'è un pilota nell'aereo. O meglio, ci sono troppi piloti e tutti tirano in direzioni diverse. Di conseguenza, l'aereo non vola molto dritto. Non si schianterà, ma troppi passeggeri restano molto scossi".

L'ex consigliera federale sottolinea una promessa non mantenuta: i sussidi avrebbero dovuto tenere il passo con i costi della sanità, con una ripartizione dei costi tra Confederazione e Cantoni. "La Confederazione ha mantenuto la promessa, ma molti cantoni non l'hanno fatto", spiega. Un articolo di Tamedia pubblicato questa settimana mostra che dieci cantoni hanno addirittura ridotto i loro sussidi tra il 2012 e il 2022.

L'ex ministra socialista respinge senza mezzi termini la proposta della deputata UDC Natalie Rickli di abolire l'assicurazione obbligatoria. A suo avviso, si tratta di un attacco al principio di solidarietà e alle persone della classe media che non potrebbero permettersi l'assicurazione volontaria. "Bisogna ricordare che prima della LAMal non c'era solidarietà tra malati e sani, né tra giovani e anziani", sottolinea l'83enne Ruth Dreifuss, che in conclusione dice: "Non sono del tutto disperata: alcune proposte esistenti sono sensate", ha comunque aggiunto, citando ad esempio la cassa malati pubblica che il PS vorrebbe introdurre. Questa però dovrebbe essere unica: "Altrimenti dovrà allinearsi alla concorrenza".

SEIDISERA DEL 28.08.2023: Abolire la Lamal? Reazioni e analisi