Da paese ufficialmente quadrilingue, la Svizzera si sta trasformando in una piccola Babele, dove idiomi quali l’inglese, il portoghese e l’albanese assumono sempre più importanza. Dal 2000, infatti, la percentuale della popolazione che afferma di non parlare una lingua nazionale come lingua principale è più che raddoppiata. Per lo meno è quanto emerge dalle statistiche. Ma è davvero così? 

La ripartizione delle lingue nazionali è cambiata molto dagli anni Settanta. Le proporzioni di abitanti che parlano tedesco, italiano e romancio come idioma principiale sono diminuite, mentre è aumentata quella di coloro che parlano francese e una lingua straniera. Un’evoluzione legata all’immigrazione? Sì, ma non solo.

La presenza sempre più forte di lingue straniere è legata anche al modo in cui l’Ufficio federale di statistica raccoglie e analizza i dati sul tema. È infatti solo dal 2010 che gli intervistati possono indicare una o più lingue principali. Ciò malgrado, la proporzione di lingue straniere parlate in Svizzera ha continuato a crescere anche dopo il 2010.

Inglese e portoghese, sempre più presenti

Le lingue straniere più frequenti in Svizzera sono l’inglese e il portoghese, seguite dall’albanese, mentre lo spagnolo ha perso terreno. Con il suo statuto di lingua internazionale, l’inglese è ampiamente diffuso in tutte le regioni del paese.

Al lavoro, il tedesco prima dell’inglese

La maggior parte dei lavoratori – per lo meno da un punto di vista statistico – è inserito in un contesto nel quale il dialetto svizzero-tedesco è la lingua predominante (42% dei casi circa). Le abitudini linguistiche però evolvono: la comunicazione passa anche dal “buon tedesco” e dall’inglese. 

La Svizzera parla sempre più lingue

Grüezi-Adieu: cosa rende la Svizzera un paese modello per il multilinguismo

Con le sue quattro lingue che coabitano in maniera armoniosa, la Svizzera è considerata un modello di nazione multilingue. Qual è il segreto del suo successo? Stéphane Dion, ambasciatore canadese in Germania ed esperto di multilinguismo, analizza le ragioni di questa coesione

Pochi anni fa, il nazionalismo separatista è tornato alla ribalta in Canada. Dopo un periodo di calma intorno al movimento indipendentista del Québec francofono, il partito secessionista "Bloc québécois" ha avuto una massiccia crescita nelle elezioni del 2019, riportando la divisione tra un Canada francofono e uno anglofono nel discorso politico.

Stéphane Dion, ambasciatore canadese in Germania e inviato speciale presso l'Unione Europea, conosce bene la questione. Il politologo, dopo aver insegnato all'Università di Montreal, ha dovuto più volte occuparsi dell'unità nazionale nel Canada multilingue, anche come Ministro delle lingue ufficiali dal 2001 al 2003.

Dion ha un'opinione chiara sul motivo per cui in Svizzera non c'è separatismo di gruppi linguistici - a parte la questione interna del Giura svizzero - a differenza di quanto avviene in Spagna, Belgio e in Canada.

Abbiamo parlato con Stéphan Dion della "miracolosa" coesione della Svizzera.

SWI swissinfo.ch: Il confine tra la Svizzera tedesca e quella francese è spesso chiamato "Röstigraben". Il plurilinguismo è travestito in termini culinari. Che cosa dice questo della Svizzera?

Stéphane Dion: Che la Svizzera è un paese vario... e delizioso!

D: Esiste un'espressione simile in Canada, avete un "fossato di sciroppo d'acero"?

Non credo. Lo sciroppo d'acero può essere gustato sia in francese che in inglese! D'altra parte, si parla spesso di "due solitudini" per esprimere la convinzione che francofoni e anglofoni non si parlino abbastanza. Ma non possono essere così isolati, perché la percentuale di famiglie miste - cioè di coppie francofone-anglofone - è alta sia in Québec che in altre parti del Canada. Come può nascere l'amore tra persone che non possono parlarsi? Un mistero.

D: Tra i Paesi multilingue, la Svizzera è considerata un ideale di coesione nazionale; a differenza di Canada, Spagna o Belgio, non ci sono correnti separatiste. Perché?

La prima ragione che vedo è il successo economico della Svizzera: gli svizzeri di lingua italiana hanno pochi incentivi a unirsi all'Italia, o romandi alla Francia, o gli svizzerotedeschi alla Germania.

E poi c'è il fatto storico che le fratture religiose non ha coinciso con quelle linguistiche, c'è la stabilità demografica dei gruppi linguistici e la loro relativa uguaglianza economica, e l'assenza di un'unità federale linguisticamente isolata come quella rappresentata dal Québec francofono in Canada.

Nel secolo scorso, la Svizzera ha perseguito una mitologia ignara della storia, che ha un impatto ancora oggi. Quale pensa sia stata la loro influenza sull'identità nazionale?

Un popolo, una civiltà, non deve dimenticare la propria storia, nemmeno i lati oscuri che evocano un senso di vergogna. Anche il Canada ha lati oscuri del suo passato che ha tardato ad affrontare, soprattutto per quanto riguarda il trattamento riservato alle popolazioni indigene.

Un Paese cresce e ha le migliori possibilità di coesione se si confronta con gli errori del passato. Si dice giustamente che conoscere la storia è necessario per capire il presente.

Ma si dice anche che non bisogna giudicare il presente né guardare al futuro con il solo metro del passato.

Vorrei aggiungere che non dovremmo giudicare i nostri antenati con i valori di oggi. Ci sono troppe omissioni, ma anche troppi anacronismi guardando al passato.

D: C'è bisogno di un'idea nazionale? Oppure la coesione è un prodotto del livello istituzionale e democratico - in Svizzera, di partiti che operano al di spora di lingue e regioni, o di diritti di co determinazione politica che permettono una moltitudine di coalizioni?

Credo che ci sia un vantaggio nell'avere identità multiple. Sono un fiero québecois e un fiero canadese. Le identità si sommano, non si sottraggono.

D: Cosa crea la coesione nazionale in Canada, esiste un'idea comune di identità nazionale che un separatista del Quebec può sostenere senza riserve?

L'orgoglio di essere canadesi deriva dalla splendida estensione del Paese e dai valori di apertura e rispetto con cui il Canada è identificato in tutto il mondo. Avvicinarsi a questo ideale è ciò che motiva i canadesi a lavorare insieme per il miglioramento del loro Paese. Credo che molti indipendentisti del Québec condividano questo ideale e che dobbiamo convincerli che possano trovare il loro posto in tutto il Canada e non solo in Québec.

D: A differenza della Svizzera romanda, la popolazione francofona del Canada è isolata ed esposta a una lingua inglese dominante a livello globale. Si può dire che questo crea altre sensibilità?

Esattamente. Il continente nordamericano non è multilingue come l'Europa. L'inglese ha una forza enorme. La necessità di proteggere la lingua francese deve essere una preoccupazione costante nella vita politica canadese, in Québec e altrove nel Paese.

D: In Svizzera, con le sue quattro lingue, si osserva che l'inglese è usato come lingua franca, soprattutto tra i giovani. Si tratta di una perdita dell'identità nazionale o di una sperazione positiva dalla lingua?

Poiché l'inglese è la lingua globale per eccellenza, è chiaro che i giovani hanno interesse a impararlo. Non credo che ci si debba preoccupare di questo finché molti giovani svizzeri impareranno un'altra lingua oltre a quella materna: il francese, il tedesco, l'italiano o il romancio.

D: Nella sua lunga carriera politica, lei è stato, tra l'altro, Ministro delle Lingue ufficiali. Cosa avete fatto per la coesione del Canada?

Ho elaborato e attuato un piano di rilancio delle lingue ufficiali, di cui si parla ancora oggi. Questo piano si è concentrato sul crescente fenomeno delle coppie miste franco-inglesi, già menzionato in precedenza. L'obiettivo era quello di aiutare queste famiglie a trasmettere il loro patrimonio bilingue ai loro figli. Questa rimane la sfida più grande per il futuro del francese in Canada.

D: Le competenze linguistiche negli Stati multilingue promuovono automaticamente la coesione nazionale?

In ogni caso, vi contribuiscono. Dovremmo essere più consapevoli di questo. Tuttavia, il multilinguismo non è solo una questione di coesione nazionale, ma anche di competitività nel mondo di oggi. Ogni volta che ho partecipato a una discussione su come migliorare la competitività economica del Canada, ho sottolineato che il fatto che le due lingue ufficiali del Canada siano lingue internazionali è un vantaggio economico che potremmo sfruttare meglio. Diversi studi lo dimostrano.

Per quanto riguarda le generazioni più giovani, si rende loro un cattivo servizio se si lascia che diventino monolingui. Saranno svantaggiate rispetto ai giovani della loro età che hanno fatto uno sforzo per imparare più di una lingua.

D: Quale rivendicazione politica ne può derivare?

Una responsabilità fondamentale: gli Stati multilingue hanno il dovere di mostrare al mondo che la loro diversità linguistica è una ricchezza di cui un'intera popolazione può andare fiera. Il Canada e la Svizzera devono dimostrarlo, non solo in relazione alle lingue più diffuse - inglese, francese, tedesco, italiano - ma anche alle lingue minoritarie come il romancio o le lingue delle popolazioni indigene del Canada.

Dobbiamo dimostrare che la diversità linguistica non è una fonte di divisione in un Paese, ma un vantaggio invidiabile nel mondo di oggi.

Un paese modello per il multilinguismo

Siate creativi e liberi, ha detto Kim de l'Horizon ai traduttori del romanzo "Blutbuch". Rose Labourie l'ha preso alla lettera per la sua traduzione del romanzo in francese.

Kim de l'Horizon nell'autunno del 2022, ha vinto il Premio svizzero del libro, dopo aver conquistato anche il riconoscimento in Germania con "Blutbuch". Da allora una serie di traduttori si sono messi al lavoro per trasporre il romanzo in molte lingue, affrontando non pochi problemi.

Il testo è carico di bernerdeutsch, lingua madre del protagonista, con la quale ha un rapporto di amore-odio. C'è anche un linguaggio giovanile, carico di anglicismi, accanto alle parole antiquate della nonna, e c'è anche un costante scambio di generi.

Ma soprattutto il linguaggio è intriso di elvetismi, a volte difficili da decifrare. 

Come tradurre in francese, ad esempio, il dialetto di ogni giorno parlato nella Svizzera tedesca? Dialetti che nei secoli scorsi sono stati praticamente estirpati come varietà linguistiche inferiori.

Rose Labourie ha già trovato delle risposte: la sua traduzione in francese sarà pubblicata in autunno. È stata aiutata da una lettera di Kim de l'Horizon, che esortava tutti i traduttori di usare la lingua in modo creativo e libero come nell'originale. Rose Labourie l'ha presa sul serio.

Per un lungo passaggio dialettale del romanzo, ha cercato i dialetti quasi scomparsi della Svizzera francese, i cosiddetti patois romands. Con l'aiuto di dizionari, video e canzoni come la famosa "Ranz des Vaches" (Patois Fribourgeois), Rose Labourie ha creato il suo dialetto immaginario. Per i francofoni è appena comprensibile:

"La Barbara Züllig ètè dloin la pluch chaj dè tôt lè fam dcha famy." (Hêtre pourpre)

"dBarbara Züllig isch äuä di weisischti Frou gsi i irere Sippä." (Blutbuch)

Questo uso libero del linguaggio si adatta anche al narratore nel romanzo. Perché quest'ultimo vuole sottrarsi il più possibile alla costrizione dell'inequivocabile, al "fascismo della binarietà", come viene chiamato. È il linguaggio che permette questa libertà, "perché l'elemento del linguaggio è la fluidità", come dice il romanzo.

Parole dialettali come "Chrättli" o vezzeggiativi come "Bärli" hanno un valore emotivo ma spesso ambivalente per il protagonista. Per rendere giustizia al peso di queste parole nel testo, Rose Labourie ha appositamente compilato un "lessico della lingua del mare" (per "lingua del mare" in "Blutbuch" si intende la lingua madre). A tal fine, ha utilizzato termini tratti dai dialetti francesi di tutto il mondo, dal francese antico, da ambiti specialistici e anche dalla propria immaginazione.

"Chüschele" lo traduce come "chucheler" (anziché correttamente "chuchoter"). E i "Truckli" del "Grossmeer" diventano "boîtillons" nel testo francese. Una parola tecnica del settore della macinazione che può evocare molte associazioni per i francofoni.

Durante la lettura del romanzo, Rose Labourie ha avuto la sensazione di leggere una sorta di formula magica che espande i confini del linguaggio. In francese, con molto impegno e creatività, ha creato la sua formula magica per "Blutbuch".

"Blutbuch", una sfida per i traduttori

L'inglese come lingua franca in Svizzera: vantaggio o problema?

Non è insolito sentire gli svizzeri di diverse parti del Paese chiacchierare in inglese. Non tutti ne sono felici, ma l'uso dell'inglese come lingua franca - un ponte sul Röstigraben, la principale divisione linguistica del Paese - giova alla coesione nazionale o la danneggia?

La gestione della pandemia di coronavirus ha creato sfide comunicative tra le regioni linguistiche che devono essere affrontate, secondo un politico di primo piano.

"Penso che si sia creata un'opportunità per discutere del plurilinguismo nel Paese. Queste discussioni dovrebbero includere una modernizzazione della legge per considerare l'inglese come una delle lingue principali [...]", ha detto Sven Gatz, che ha descritto la situazione attuale come "non ideale per il futuro".

Il politico ha riconosciuto, tuttavia, che questa ipotesi creerà attriti. "Ci sono già molte persone che dicono che dovremmo imparare a capire le nostre rispettive lingue prima di dare la priorità all'inglese".

Gatz non è svizzero, ma belga ed è alla testa del ministero per la promozione del multilinguismo. Nella Confederazione, il Governo è stato criticato per come ha gestito la pandemia. Tuttavia, nessuno finora ha puntato il dito contro le lingue nazionali. In ogni caso, i commenti di Gatz evidenziano alcune delle sfide politiche e sociali che devono affrontare i Paesi ufficialmente multilingue, come la Svizzera, il Belgio e il Canada. 

All'inizio di quest'anno una giornalista della televisione pubblica svizzera di lingua tedesca SRF ha intervistato Jean-Stéphane Bron, un regista svizzero di Losanna di lingua francese, in merito al suo ultimo documentario. Hanno parlato in inglese.

"Normalmente SRF e il Tagesschau vogliono che le interviste siano fatte nella rispettiva lingua nazionale", ha spiegato la giornalista Uta Kenter. Tuttavia, essendo cresciuta in Germania, sentiva che il suo francese non sarebbe stato all'altezza di discutere su come replicare il cervello umano su un computer. Bron era convinto che neanche il suo tedesco fosse abbastanza buono.

"Molto spesso facciamo domande in inglese e l'intervistato risponde nella sua lingua. Purtroppo, in questo caso non è stato possibile", ha detto.

Dato che le risposte di Bron sarebbero state doppiate in tedesco indipendentemente dal fatto che stesse parlando inglese, francese o qualsiasi altra lingua, in pratica non c'era alcuna differenza per lo spettatore. Tuttavia, ciò solleva domande interessanti sul ruolo e lo status dell'inglese in Svizzera. Prima di tutto, il suo uso come lingua franca è effettivamente in aumento?

"A livello aneddotico, penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che le persone provenienti da diversi background linguistici svizzeri tendono a usare l'inglese come lingua franca", ha detto Franz Andres Morrissey, docente di linguistica inglese all'Università di Berna. 

Morrissey non è a conoscenza di alcuno studio quantitativo su larga scala che confermasse o respingesse l'evidenza aneddotica. Tuttavia, il professore ha fatto riferimento a uno studio del 2003 di Mercedes Durham, una sociolinguista dell'Università di Cardiff, che ha esaminato gli scambi di email tra studenti di medicina svizzeri. Durham ha scoperto che gli studenti hanno iniziato a comunicare nella loro lingua madre e hanno finito per passare all'inglese per garantire una maggiore comprensione.

"L'inglese sembra essere la lingua più facilmente compresa e accettata nei gruppi linguistici misti, la ragione principale è che non è una lingua madre per nessuno", ha scritto Durham. "Gli italofoni della mailing list sono stati i primi a favorire questo cambiamento. Dal momento che nessun altro parlava la loro lingua madre, hanno sperimentato in prima persona la necessità di garantire che gli interlocutori fossero in grado di capirsi a vicenda".

L'Osservatorio linguistico della Svizzera italiana (OLSI), che conduce ricerche su vari aspetti dell'italiano in Svizzera, ha indicato che, sul posto di lavoro, l'uso dell'inglese è aumentato in tutto il Paese almeno dagli anni '90, mentre l'uso delle lingue nazionali è diminuito.

Tuttavia, "l'inglese è attualmente meno usato complessivamente nella Svizzera italiana che in altre regioni linguistiche", ha sottolineato l'OLSI, citando i dati del 2019 dell'Ufficio federale di statistica.

Questo grafico mostra come i lavoratori svizzeri nella Svizzera francese e tedesca abbiano circa il doppio delle probabilità di parlare l'inglese rispetto a una lingua nazionale, ma la situazione è molto più equilibrata nella regione di lingua italiana. I cittadini non svizzeri che lavorano nella Confederazione hanno ancora più probabilità di usare l'inglese sul posto di lavoro.

L'OLSI sostiene che la ridotta presenza dell'inglese sul lavoro e l'importanza relativa delle lingue nazionali nell'area di lingua italiana è "senza dubbio" dovuta al sistema scolastico - soprattutto in Ticino, dove le altre lingue nazionali hanno la priorità sull'inglese nella scuola dell'obbligo (prima il francese, poi il tedesco).

Ha spiegato che se si lavora in una regione di lingua minoritaria - e se il lavoro è a livello nazionale o interregionale - non si possono ignorare le altre lingue nazionali.

"Per questo motivo si può dire che in Ticino c'è generalmente poca necessità di usare l'inglese come lingua franca e si possono acquisire competenze nelle lingue nazionali."

Quindi l'inglese non è visto come un invasore? "Anche se in Ticino si nota una certa importanza dell'inglese nel mondo professionale, non si può certo parlare di un problema, nel senso, per esempio, di un reale pericolo che l'inglese possa soppiantare l'italiano."

Esperienze scolastiche non proprio positive

Ma l'inglese potrebbe soppiantare il francese o il tedesco? Durham ha osservato che quando l'obiettivo è quello di comunicare a un pubblico più ampio e multilingue, come Internet rende facile fare, "né il francese né il tedesco sono in grado di agire come lingua principale nel contesto svizzero, e diventa necessario utilizzare l'inglese".

SWI swissinfo.ch ha dieci dipartimenti linguistici e le riunioni redazionali si svolgono in inglese. Non è nemmeno insolito sentire due colleghi svizzeri conversare in inglese. Le lingue franche esistono anche tra individui specifici. Io, per esempio, parlo tedesco con due membri del dipartimento cinese, francese con un altro collega e inglese con un altro ancora.

Morrissey, che è uno svizzero di lingua tedesca con un inglese di livello madrelingua, ha detto che anche lui ha avuto esperienze dell'inglese usato come lingua franca.

"La mia tesi era sulla scelta della lingua nell'educazione bilingue in Svizzera. E una delle persone con cui ho avuto molti contatti era una giornalista di L'Hebdo. Ed entrambi ci sentivamo molto più a nostro agio nel parlare in inglese, perché il mio francese non è affatto buono, e il suo tedesco - beh, fondamentalmente ha detto di essere stata 'ferita dall'esperienza scolastica'".

Morrissey ha spiegato come gli svizzeri di lingua francese spesso si lamentano di imparare il "buon" tedesco (che si parla in Germania) e poi i loro compatrioti insistono a parlare svizzerotedesco. "Questo è, naturalmente, un incentivo a dire, 'Ok, lasciamo perdere - optiamo per la lingua che fondamentalmente richiede lo stesso sforzo per tutti'".     

Nel 2016 Durham ha scritto che l'uso dell'inglese come lingua franca si è sviluppato soprattutto per via orale.

"Inizialmente l'inglese era usato principalmente con i turisti, ma negli ultimi due decenni è stato sempre più usato dagli svizzeri anche tra di loro, rendendolo una lingua franca intranazionale e de facto una lingua svizzera."

Il Governo elvetico pubblica già molti comunicati stampa in inglese, ma sentire che l'inglese è - de facto o no - una lingua svizzera è sufficiente per far girare la testa ad alcuni.

Nel settembre 2000 il responsabile del Dicastero dell'educazione del Canton Zurigo annunciò che l'inglese, piuttosto che il francese, sarebbe stata la prima lingua straniera insegnata nelle scuole. Il giorno dopo, il quotidiano francofono Le Temps si chiedeva se la priorità data all'inglese nel programma scolastico del Cantone significasse la "fine della Svizzera". Un'espressione usata anche dalla politica ticinese Chiara Simoneschi-Cortesi nel 2009, quando era presidente del Consiglio nazionale svizzero. La politica aveva messo in guardia su ciò che pensava sarebbe successo se l'inglese fosse diventato la lingua di comunicazione tra gli svizzeri.

Molte persone, in particolare nella parte francofona e italofona del Paese, temono che insegnare l'inglese prima delle lingue nazionali indebolirebbe o addirittura annullerebbe il collante sociale che tiene unita la Svizzera.

"Che l'inglese sia utile non significa che lo sia per tutto", ha concluso uno studio sulle lingue e l'economia dell'Università di Ginevra nel 2016. "Per capire la Svizzera francese, bisogna parlare francese. Per conoscere la Svizzera tedesca, bisogna parlare tedesco e capire almeno in parte lo svizzerotedesco."

Nel 2017 gli elettori del cantone di Zurigo hanno deciso che gli alunni continueranno a imparare l'inglese dai sette anni e il francese dagli 11 anni.

Quando si tratta di decidere se insegnare prima l'inglese o una lingua nazionale, secondo Morrissey ci sono fondamentalmente due argomenti.

"Un'argomentazione utilitaristica sarebbe 'puntiamo sull'inglese'. E in effetti è così che è andato il dibattito a Zurigo e in altre regioni", afferma. In altre parole, l'inglese è considerato più utile per i germanofoni rispetto al francese o all'italiano.

"L'altro argomento, sulla coesione nazionale, è abbastanza vecchio. Non so fino a che punto sia effettivamente valido. Credo che la Svizzera abbia una coesione abbastanza solida. C'è un elemento nazionalistico e poi un elemento economico. Non credo che la lingua giochi un ruolo così importante, ma è una specie di bandiera che ci piace difendere" sottolinea Morrissey.

"Ma se la gente non potesse parlare la lingua nazionale dell'altro - l'italiano e il romancio sono dei casi esemplari - è altamente improbabile che il Paese si disgreghi".

Quindi parlare inglese non è un problema? "Non so se è un problema. Se aiuta la comunicazione, allora non è certamente una cosa negativa. Forse causerebbe un po' un impoverimento del repertorio linguistico. Ma non penso che ci sia qualcosa che possiamo fare, perché la gente userà qualsiasi canale di comunicazione funzioni", spiega.

"Dico ai miei studenti che la comunicazione è la sintesi del percorso di minor resistenza. Si comunica in qualsiasi forma o modo che crea meno ostacoli".

L'inglese come lingua franca in Svizzera

Quattro lingue o inglese per tutti?

Gli svizzerotedeschi evitano le università romande 

Simone Fassora

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Gli studenti della Svizzera tedesca non si precipitano nelle università romande. Secondo i dati della Luzerner Zeitung, sono 1'500 in meno rispetto a 20 anni fa, mentre la percentuale di studenti francofoni nelle università della Svizzera tedesca è in aumento.

La percentuale di studenti di lingua tedesca nelle facoltà della Svizzera francese è diminuita di sei punti dal 2001, passando dal 10% al 4%. Allo stesso tempo, il numero di studenti francofoni nelle università di lingua tedesca è più che raddoppiato.

La Luzerner Zeitung fa l'esempio dell'Università di Friburgo, che ha il 23% di studenti di lingua tedesca in meno rispetto a vent'anni fa. Si registra un calo del 20% all'Università di Losanna e del 10% all'Università di Ginevra. Quest'anno l'EPFL ha registrato solo 24 iscrizioni da parte di svizzerotedeschi al bachelor, una cifra che cinque anni fa era doppia.

Diverse ragioni sono state proposte per spiegare questa diserzione degli studenti di lingua tedesca, ma la prima è l'importanza crescente dell'inglese, mentre il francese non è più chiaramente popolare nella Svizzera tedesca.

Questo sviluppo è deplorevole, ma difficilmente evitabile, commenta Maxime Barthassat, co presidente dell'Unione svizzera degli studenti: "Viviamo in un mondo in cui l'inglese sta diventando sempre più importante (...). Dobbiamo avvicinarci all'inglese, consapevoli che il nostro plurilinguismo è un punto di forza e rimanendo allo stesso livello dei nostri colleghi internazionali."

All'Università di Friburgo, gli studenti di lingua tedesca rappresentano oggi un terzo del totale degli studenti, una cifra in calo. In risposta, l'ateneo offre molti corsi bilingue e ha intrapreso importanti sforzi di informazione nella Svizzera tedesca per attirare nuovi studenti.

La rettrice Astrid Epinay ammette però di essere un po' preoccupata per questo sviluppo: "Sono convinta che la padronanza di una seconda lingua, cioè il francese per i germanofoni e il tedesco per i francofoni, sia un elemento essenziale per la coesione nazionale".

Va considerato anche l'interesse economico della conoscenza di una seconda lingua nazionale: uno studio recente ne dimostra l'importanza nel mercato del lavoro, con stipendi dall'8% al 13% più alti se si conoscono due lingue.

I Cantoni devono quindi trovare soluzioni per fermare questa tendenza, afferma Laurent Wehrli, presidente di Helvetia Latina, associazione che difende la lingua francese nelle istituzioni svizzere. Per il consigliere nazionale vodese, l'integrazione è una preoccupazione minore per coloro che appartengono alla maggioranza, che non si rendono necessariamente conto della necessità di imparare la lingua minoritaria. "Ed è naturale che chi è in minoranza sia più sensibile a questo fenomeno".

Laurent Wehrli ricorda anche le battaglie combattute e vinte in diversi cantoni di lingua tedesca che volevano abolire o ritardare l'apprendimento del francese a favore dell'inglese a scuola. "Ogni volta siamo riusciti a trasmettere un messaggio. Lo stesso vale ora a livello universitario. Dobbiamo far passare questo messaggio con il sostegno dei cantoni, in particolare attraverso le conferenze intercantonali".

Il Röstigraben delle università

Plurilinguismo promosso, anche se migliorabile

I 15 milioni di budget, di cui circa la metà va a Ticino e Grigioni, sono spesi bene secondo il Controllo federale delle finanze, ma manca una strategia globale 

Le leggi sono rispettate, le procedure adeguate, il rapporto costi/benefici è buono. Il Controllo federale delle finanze dà buoni voti sia all'Ufficio federale della cultura nello stanziamento dei fondi per la promozione del plurilinguismo sia ai Cantoni che ne beneficiano, in primis Ticino e Grigioni. Dei 15 milioni di franchi assegnati ogni anno per la promozione del plurilinguismo in Svizzera, circa la metà è infatti destinata ai due cantoni per il sostegno e la salvaguardia di italiano e romancio.

Insomma, i soldi sono spesi bene, ma – dice sempre il rapporto – si può fare di meglio... e per un Paese che fa della comprensione fra le sue varie comunità linguistiche un vero e proprio esercizio esistenziale, non è certo retorica.

Mancano una strategia globale e obbiettivi misurabili

L'ultimo rapporto di verifica della vigilanza finanziaria federale dice per esempio che mancano sia una strategia globale concreta, sia la definizione di obbiettivi misurabili, al fine di poter valutare l'impatto dei sussidi erogati.

Il Ticino, che da Berna riceve ogni anno 2 milioni e mezzo di franchi (a cui vanno aggiunti altri 8 milioni di contributi Swisslos), si distingue per l'eterogeneità delle organizzazioni e dei progetti che vengono finanziati, con meccanismi ritenuti adeguati. Proprio questa grande eterogeneità, scrive il Controllo federale delle finanze, dovrebbe però spingere l'Ufficio federale della cultura a rivalutare in modo critico la destinazione dei fondi o il calcolo dei vari contributi, in particolare per quanto riguarda editoria e borse di ricerca. Più in generale si invita a monitorare attentamente l'uso dei sussidi e l'accumulo di riserve riscontrato in passato fa del Ticino un sorvegliato speciale.

Da buona a ottima infine la valutazione della promozione dell'italiano fuori cantone, anche e soprattutto nelle scuole, e lo stesso vale per il romancio fuori dai Grigioni. Le competenze restano tuttavia cantonali e, secondo il Controllo federale finanze, sarebbe opportuno insistere con una base legale più ampia.

La questione ha interessato storici e scrittori per decenni. Mentre Couleurs locales, il programma che ogni giorno guarda alla Svizzera romanda, festeggia la sua millesima trasmissione, la RTS si pone la domanda: esiste la Romandia?

Il Dizionario storico della Svizzera (DSS) spiega che la Svizzera romanda "comprende i cantoni di Ginevra, Giura, Neuchâtel, Vaud, nonché le parti francofone dei cantoni di Berna, Friburgo e Vallese".

Il DSS osserva quindi che il francese "è il collante che tiene insieme queste regioni". Per Mathieu Avanzi, direttore del Centre de dialectologie et d'étude du français régional dell'Università di Neuchâtel, la Svizzera romanda è costituita da "distretti dove il francese è parlato in maggioranza".

Isabelle Chassot, membro del Consiglio degli Stati ed ex direttrice dell'Ufficio federale della cultura, non è d'accordo: "La Romandia è un'area geografica costituita dai cantoni francofoni. Non lo limito alla parte francofona". Mathieu Avanzi fa notare che i confini della Svizzera romanda non sono ufficialmente definiti: "Se si cerca una mappa della Svizzera romanda nei dati, non si trova nulla".

Anche il Presidente della Confederazione nel 2022 Ignazio Cassis sottolinea l'importanza della lingua. "La Romandia è la cultura legata al francese", ha detto al programma Infrarouge della RTS. "Storicamente, questa è la parte della Svizzera che costituisce una separazione dalla Francia. La Romandia esiste davvero".

La minoranza: uno per tutti, tutti per uno

Il termine "Svizzera romanda" è stato utilizzato fin dall'inizio del XX secolo per sottolineare l'autonomia culturale della Svizzera francofona dalla Francia e dalla maggioranza germanofona della Svizzera.

"Date le sue dimensioni, la Svizzera tedesca è abbastanza grande da avere differenze interne", dice Ignazio Cassis (...) Le loro differenze sono altrettanto grandi di quelle che hanno con i romandi e i ticinesi".

Nel 1937, Charles Ferdinand Ramuz scriveva in "Besoin de grandeur": "Noi Svizzeri romandi apparteniamo a una piccola ma complessa repubblica i cui vari Stati circolano ciascuno nella propria orbita intorno a un centro astratto chiamato Confederazione. Non siamo "unificati". La Francia, per secoli, è stata profondamente unita (...) Siamo un insieme di piccoli Paesi tenuti insieme a fatica da necessità di vario tipo: geografiche, militari, economiche".

"Per esempio, la Corsica si definisce in opposizione alla Francia", sottolinea Isabelle Chassot. "Mi definisco friburghese, una romanda, ma svizzera prima di tutto. Non c'è opposizione. È un po' come le matrioska. Ogni volta che si apre una bambola, si rivelano caratteristiche diverse".

All'inizio della prima guerra mondiale la Svizzera romanda era percepita come un tutt'uno. Le simpatie degli svizzeri per i Paesi belligeranti, seguendo i contorni del confine linguistico, causarono tensioni politiche interne, il Röstigraben, spiega la DSS. "Il concetto di Svizzera romanda, italiana e tedesca fu definito in relazione ai potenziali nemici delle nazioni vicine che avrebbero potuto 'farci a pezzi'", osserva lo storico Philippe Bender.

Per l'umorista e attore Vincent Kucholl, in Svizzera romanda mancano miti come Guglielmo Tell. Secondo lui, tali simboli consentirebbero alla Svizzera romanda di essere più unita. Spiega inoltre che è nell'esercito che i romandi vengono identificati come tali, attraverso lo sguardo degli svizzeri tedeschi. Inoltre, l'autoironia è spesso ciò che differenzia gli svizzeri di lingua francese da quelli di lingua tedesca.

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I media: il ruolo "fondamentale" della RTS

Antonio Fumagalli, corrispondente dalla Svizzera romanda per la NZZ, ritiene che la Svizzera tedesca abbia meno bisogno di "legami più stretti". Così, quando nel 2012 la "Weltwoche" ha pubblicato un articolo dal titolo "I romandi sono i greci della Svizzera", la Romandia ha fatto fronte comune.

Il giornalista spiega anche che nella Svizzera romanda c'è una "disponibilità a discutere di se stessi". Prende l'esempio delle 19h30 della RTS. Osserva che il principale evento giornalistico francofono si concentra maggiormente sull'attualità romanda, a differenza del suo telegiornale svizzerotedesco, il "Tagesschau", che si concentra maggiormente su questioni internazionali.

"La Svizzera romanda è costituita da tutte le persone che ascoltano o guardano la RTS o grattano i biglietti della Loterie romande", afferma sorridendo il comico Vincent Kucholl.

Isabelle Chassot è d'accordo: "Il senso di appartenenza si basa su una serie di valori condivisi, su dibattiti che facciamo insieme, su questioni che condividiamo. Questi valori condivisi nascono da riferimenti che abbiamo, e la RTS gioca un ruolo fondamentale. Il fatto che si contesti la distribuzione degli importi della SSR dovrebbe farci riflettere. Forse questo è il nostro riferimento comune".

La Svizzera romanda esiste?

Il ritorno del romancio sotto la cupola a Berna

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La quarta lingua nazionale svizzera ha risuonato nell'aula del Consiglio nazionale con l'elezione del nuovo presidente, Martin Candinas, che si è rivolto ai deputati in romancio. Durante il suo anno da primo cittadino del Paese, è determinato a riservare un posto d'onore alla lingua

Erano più di 35 anni che un romancio non veniva eletto un presidente del Consiglio nazionale. L'elezione di Martin Candinas è quindi un evento importante per la regione e per le 60'000 persone che parlano romancio. Il 42enne centrista ha promesso che durante il suo anno di mandato non si asterrà dal parlare la sua lingua madre.

<blockquote class="twitter-tweet" data-width="550" data-lang="fr"><p lang="de" dir="ltr">Cordial engraziament! Ich freue mich sehr auf mein Präsidialjahr und bedanke mich bei meinen Ratskolleginnen und -kollegen für ihr Vertrauen. Mein Leitsatz als Nationalratspräsident: «Gemeinsam – Ensemble – Insieme – Ensemen». Nur gemeinsam bringen wir die Schweiz weiter! <a href="https://twitter.com/hashtag/parlCH?src=hash&amp;ref_src=twsrc%5Etfw">#parlCH</a> <a href="https://t.co/z0pAVkCQAm">pic.twitter.com/z0pAVkCQAm</a></p>&mdash; Martin Candinas (@martin_candinas) <a href="https://twitter.com/martin_candinas/status/1597314971180101632?ref_src=twsrc%5Etfw">28 novembre 2022</a></blockquote>
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Il 7 dicembre, Martin Candinas ha anche annunciato i nomi dei due nuovi Consiglieri federali in romancio. Per lui un onore e il momento più importante del suo mandato.

I dibattiti non si svolgeranno però completamente in romancio: non appena si arriverà il cuore della questione, il deputato grigionese tornerà al tedesco. Non ci sarebbero infatti interpreti in grado di fornire traduzioni per il resto del Consiglio nazionale nelle altre tre lingue nazionali.

Adrian Camartin è un giornalista della Radiotelevisiun Svizra Rumantscha da dieci anni. Per lui questo anno di presidenza è un'opportunità per promuovere il romancio tra i politici: "Farà capire ai parlamentari che il romancio è usato nella vita di tutti i giorni, in panetteria e alla posta. Non è qualcosa di esotico o di folcloristico".

Per il giornalista, il romancio trova sempre il suo posto quando la Svizzera cerca di mettere in evidenza il suo plurilinguismo, il suo attaccamento alle sue quattro lingue e la sua coesione nazionale, ma questo non basta: "Bisogna ricordare che ci sono 60'000 persone che parlano romancio".

Il romancio è una lingua spesso dimenticata, anche dall'amministrazione federale. L'ultimo esempio risale a ottobre, quando il Consiglio federale ha lanciato il suo account Instagram: il Governo si è presentato in francese, italiano, tedesco e inglese, ma non in romancio. Un errore che è poi stato corretto dall'amministrazione.

Tuttavia, per Lia Rumantscha, l'associazione che promuove la lingua e la cultura romancia, questa svista è sintomatica. Il suo vicesegretario Andreas Gabriel punta su questo anno per rivalutare quest'anno il ruolo del romancio, spesso assente nei servizi pubblici: "La Posta, le FFS o altri settori comunicano sempre in tre lingue: tedesco, francese e italiano, ma non in quattro lingue".

La legge prevede che l'amministrazione federale utilizzi il romancio in circostanze molto specifiche. Ad esempio, quando si interagisce con persone che parlano la lingua o in testi "importanti". La documentazione sulle votazioni ed elezioni federali deve essere pubblicata in romancio. Tuttavia, il servizio pubblico non è tenuto a utilizzarlo.

Andreas Gabriel spera che questo anno di presidenza faccia progredire la questione: "Aumenterà la consapevolezza di questo problema all'interno dell'amministrazione federale. L'amministrazione è disposta a fare eventuali aggiustamenti".

Nel 1985, Martin Bundi, l'ultimo presidente di lingua romancia del Consiglio nazionale, chiese una revisione della legge federale sulle lingue nazionali. All'epoca, ciò portò a un rafforzamento della posizione del romancio in Svizzera e anche nei Grigioni.

Cinque artisti provenienti da tutta la Svizzera si sono riuniti sul San Gottardo per reinterpretare canzoni delle varie regioni e comporre un nuovo brano multilingue

Cinque musicisti provenienti da tutta la Svizzera hanno celebrato il multilinguismo, esibendosi sul San Gottardo e reinterpretando varie canzoni delle quattro regioni linguistiche. Le artiste e gli artisti hanno inoltre composto una canzone che unisce tutti gli idiomi nazionali e lo spagnolo intitolata "Brume, niebla, Nebel, nebla, nebbia". La loro impresa si inserisce nell'iniziativa radiofonica «Die Anderen – Les autres – Gli altri – Ils auters», entro il più ampio progetto "Chantez-vous Suisse?" e la sua realizzazione ha avuto luogo dal 26 al 30 giugno.

La Svizzera tedesca è stata rappresentata dal cantautore bernese Christoph Trummer e la Svizzera romanda dal cantante vallesano Marc Aymon. La musicista ticinese Chiara Dubey rappresenta invece la Svizzera italiana, mentre il cantautore, musicista e compositore «Mattiu» (Mattiu Defuns) la Svizzera romancia. Infine, la rapper e cantautrice svizzero-dominicana «La Nefera» (Jennifer Perez) parteciperà in rappresentanza della popolazione con passato migratorio. 

Il progetto apre una vera e propria finestra culturale e musicale sulle varie regioni linguistiche, mettendo in risalto gli aspetti comuni e le diversità. Le tre reti radio nazionali hanno trasmesso la performance, prima della quale gli artisti hanno spiegato la realizzazione del loro progetto musicale.

30.06.2023: Una canzone per tutte le Svizzere

La musica che celebra il plurilinguismo

Il romancio lingua nazionale, una sorpresa

È la prima volta che la settimana del romancio viene celebrata in Congo, nell'Africa centrale. Il Paese ha cinque lingue nazionali. Ma si parlano più di 380 idiomi, dice l'ambasciatore svizzero Chasper Sarott.

In occasione della settimana del romancio, l'ambasciatore di Sent ha visitato l'Università di Kinshasa e ha presentato la Svizzera, con la sua democrazia diretta e il suo federalismo, utilizzando il romancio come esempio.

Il fatto che una minoranza abbia ottenuto lo status di lingua nazionale sorprende molti, dice Sarott, soprattutto l'accettazione politica e pubblica del romancio come una delle lingue nazionali della Svizzera. Una base giuridica per una minoranza è piuttosto un'eccezione.

Ha cercato di dimostrare che una minoranza è una risorsa per un Paese. E il romancio è una lingua e una cultura che può essere usata per rappresentare bene la Svizzera, dice Sarott. Come romancio, tuttavia, è un ambasciatore della lingua tutto l'anno e non solo durante la settimana del romancio.

La settimana romancia inizia ogni anno il 20 febbraio. È il giorno in cui il romancio è diventato la lingua ufficiale della Svizzera (20 febbraio 1938).

Questa settimana diverse ambasciate svizzere nel mondo organizzano attività legate al romancio. Ma anche in Svizzera ci sono diverse campagne di sensibilizzazione sul romancio.

La prima settimana di romancio si è svolta nel 2021. L'obiettivo è di far conoscere la cultura e la lingua romanica. L'iniziativa è del Dipartimento degli Affari Esteri, con l'aiuto della Lia Rumantscha e del Cantone dei Grigioni.